#SemidiSperanza: l’associazione Francesco Bandini e il sostegno alle madri in difficoltà

7 Maggio 2021
Categorie: Volontariato

La Caritas diocesana è impegnata nel progetto “Animati dalla Carità”, finanziato tramite fondi 8×1000: progetto che risponde all’esigenza di tornare a sottolineare la funzione pastorale della Caritas diocesana e dei gruppi Caritas parrocchiali, rimettendo al centro il compito di “animazione” della comunità come loro vocazione primaria. L’emergenza che stiamo vivendo dall’anno scorso ha messo in luce l’importanza della “narrazione”, non per esaltare l’impegno della Caritas, ma per “generare” nuove relazioni con giovani, associazioni e gruppi, aziende, etc. La crisi è, infatti, opportunità per ridare forza e valore alla fraternità che si sta concretizzando in vicinanza e sostegno reciproco.

Ora la sfida è interessare, coinvolgere, formare le comunità, per permettere loro di generare nuovi legami e diventare luoghi di incontro e solidarietà, a partire dagli ultimi. Per questo motivo si vuole dare spazio di “narrazione” a quei segni che portano con sé speranza e “voce” a chi si impegna in esperienze di solidarietà e carità nel nostro territorio. Si coglie l’occasione per invitare associazioni, gruppi, etc. che vogliano partecipare al progetto, a contattare: comunicazione@caritasfaenza.it

Intervista all’associazione Francesco Bandini di Faenza

L'”Associazione Francesco Bandini – Onlus” si occupa di donne in difficoltà con forme di tutela e sostegno per il reinserimento sociale. Si rivolge a ragazze madri, donne straniere in cerca di casa e lavoro, donne e minori che subiscono violenze. Offre accoglienza in famiglia; disponibilità o reperimento sul mercato di mono o bilocali; accoglienza presso la struttura “Giardino dell’ospitalità”; organizzazione di corsi per la formazione al lavoro. L’associazione ha sede in Via Castellani, 26 – Faenza.

Quali iniziative a sostegno di tutta la comunità avete attivato in questi mesi per far fronte alla pandemia? 

Abbiamo continuato quelle già in atto: tenere aperta la struttura per l’accoglienza di madri e bimbi (DL 1904/2011 aggiornato al 2014), nonostante la presenza di tre nuclei soltanto che, ovviamente, non hanno potuto far fronte ai costi fissi e di personale. Abbiamo continuato l’apertura anche se non tutti i Servizi Sociali invianti le persone hanno tempestivamente fatto fronte alle note per servizi resi. Ne citiamo uno: l’ultimo versamento è stato a luglio 2020 ma le due persone in ospitalità sono rimaste e sono ancora in struttura. E’ rimasto aperto il centro di ascolto una volta alla settimana per rispondere ai bisogni delle persone. E’ stata introdotta la possibilità di contattare direttamente al telefono la referente, così da non sospendere il servizio nemmeno in zona rossa. Si è cercato di dare appuntamento contemporaneamente a donatore e destinatario dei beni in modo da evitare il passaggio dai depositi che appesantiva il percorso.

Quante persone sono interessate dalle vostre attività come destinatari e quante collaborano nella loro realizzazione (volontari o dipendenti)?

Come destinatari certi e continui per il Centro di Ascolto, attualmente sono 19 famiglie per un totale di 94 persone che chiedono abiti, scarpe, zaini, biancheria da letto bagno e cucina, tegami, giochi ecc ecc. Per il Centro d’Ascolto collaborano cinque volontarie, per la Struttura (aperta h24), ci sono due Oss per il lavoro notturno (dipendenti),educatrici in numero variabile (perché la legge impone il rapporto 1 educatore/5-6 minori). Oggi sono presenti 5 educatrici (dipendenti). Ai dipendenti si aggiungono i volontari presenti nel Consiglio di Amministrazione e i soci.

Come ha risposto la comunità alle vostre iniziative? 

Chi ci conosce ha continuato a supportarci nelle attività, anche se come associazione non siamo molto noti perché l’attività di accoglienza deve godere di grande riservatezza nel rispetto delle donne e dei bambini presenti, che spesso escono da situazioni di violenza e incapacità genitoriale.

Pur nella difficoltà della pandemia, questi mesi sono stati anche l’occasione per creare nuove opportunità per voi? Se sì, in che modo? 

In realtà no, anzi ci ha impedito di realizzare un progetto presentato ed in parte già finanziato per l’accoglienza di una madre detenuta con bimbo, perché l’Autorità penitenziaria, pur a conoscenza del progetto ed avendolo approvato, ci ha impedito l’ingresso al carcere per effettuare i colloqui con le detenute.

Che cosa auspicate per il futuro? Prevedete di continuare con queste attività? 

Certamente continueremo, anzi cercheremo di aumentare la presenza dell’Associazione ai tavoli in cui si costruiscano reti legate alle problematiche sociali.

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