#SemidiSperanza: il progetto delle Caritas di Villanova e Glorie con l’Università Cattolica. Il mettersi in ascolto delle comunità

Con la collaborazione dell’Università Cattolica, si è potuto portare un progetto di practice research (ricerca-azione) anche all’interno della nostra Caritas diocesana. Il progetto, in generale, ha l’obiettivo di accompagnare la riflessione degli operatori, dei volontari e dei responsabili delle diocesi di Caritas Emilia-Romagna nell’individuare, studiare e sperimentare un approccio partecipativo e un metodo di lavoro relazionale specifico per la funzione di animazione di comunità, un approccio in grado di coniugare lo sguardo proprio della Chiesa con quello più scientifico del social work.

Nella prima fase del progetto si è costituita un’equipe su base regionale, composta da 11 Caritas diocesane: Piacenza, Fidenza, Reggio Emilia, Carpi, Modena, Bologna, Imola, Forlì, Faenza, Ferrara e Rimini. L’équipe ha scelto tre diocesi che avessero già avviato progetti significativi al fine di poterli studiare tramite un percorso di ricerca-azione partecipativa (Imola, Modena e Reggio Emilia) e altre tre diocesi (Faenza, Piacenza e Rimini) per avviare invece progetti sperimentali sul campo. Partendo dai principi di questo progetto, Faenza ha scelto di avviare una Caritas parrocchiale a Villanova e Glorie, iniziando dalla lettura dei bisogni del territorio.

Cogliendo l’opportunità della collaborazione con l’Università Cattolica, si è voluto progettare il nuovo servizio secondo il metodo RSW (Relational Social Work). È stata quindi effettuata una profilazione ex novo per individuare preoccupazioni nella comunità. La profilazione è stata fatta con un gruppo di persone volontarie che già si erano dette disponibili per il Centro Caritas che doveva nascere. Il gruppo era guidato da Damiano Cavina, che era il facilitatore nonché il responsabile della nuova attivazione di servizi Caritas nelle parrocchie interessate.

Il gruppo iniziale, costituito da persone della parrocchia di Villanova e Glorie, si è messo in ascolto e osservazione del territorio. Attraverso la frequentazione di luoghi già conosciuti e grazie all’incontro quotidiano con le persone, ogni membro del gruppo ha raccolto quelle che erano le preoccupazioni più sentite nel territorio. Parallelamente a questo obiettivo, si sono attivati per individuare altre persone potenzialmente interessate ad unirsi al gruppo per iniziare un lavoro congiunto per il bene della collettività. A ogni incontro ognuno portava ciò che aveva rilevato sul territorio, la principale preoccupazione individuata è stata la povertà, articolata in diversi aspetti: esclusione sociale, problemi di salute, mancanza di integrazione, scarso spirito di solidarietà e carità, bisogni abitativi e mancanza di lavoro.

Si è poi sviluppato un processo inverso che ha visto il gruppo impegnato in un lavoro di traslazione dalle preoccupazioni alle finalità e obiettivi progettuali. La macro-finalità individuata è stata così formulata: favorire l’inclusione sociale e la condivisione nella comunità. Da questa si sono poi sviluppati diversi obiettivi e le strategie per perseguirli:

– sensibilizzare la comunità ed educare alla condivisione attraverso il dialogo e pubblicazione di articoli sul giornale locale per promuovere la solidarietà nella comunità

– accoglienza, ascolto, tutoraggio e mediazione nel Centro d’Ascolto per sviluppare un senso di comunità e favorire relazioni

 – riconoscimento e sostegno alla fragilità psichica, creazione di alleanza con servizi specialistici, opere segno per promuovere una cultura della buona salute

– ascolto, orientamento, informazione sui sussidi, analisi e incrocio domanda e offerta (+ tutoraggio e mediazione) per sostenere l’occupabilità e l’abitare

– aumentare le relazioni di fiducia attraverso l’accoglienza nel Centro d’ascolto per favorire l’integrazione

– accoglienza, ascolto, tutoraggio e mediazione nel Centro d’Ascolto per offrire sostegno relazionale ed emotivo

Grazie a questo processo partecipativo, sono diversi i membri della comunità che, con tempi, modalità e gradi di partecipazione differenti, hanno partecipato a questo progetto, condividendo proprie storie di vita, punti di vista, esperienze vissute direttamente o riferite da altri, dinamiche o eventi verificatesi all’interno della comunità.

La Caritas diocesana ha quindi coinvolto la comunità territoriale della due parrocchie per riflettere sull’apertura di nuovi servizi Caritas che potessero da un lato rispondere a bisogni emergenti della comunità, dall’altro stimolare la solidarietà e l’opera caritativa dei cittadini, attraverso una modalità differente da quelle “tradizionalmente” portate avanti in un percorso di apertura di un nuovo Centro d’Ascolto.