Dalla Francia a Faenza: il racconto di Emma e del suo servizio civile al Centro di Ascolto

12 Luglio 2020
Categorie: Giovani, servizio civile
Emma Berthaud servizio

Emma Berthaud servizio

Servizio civile significa innanzitutto mettere in gioco se stessi conoscendo nuove realtà, ed è così che Emma Berthaud ha accettato questa sfida ed è partita dalla Francia a Faenza, uscendo dalla propria comfort zone, passando così dagli studi di Grafica al supporto a tutte le attività che fanno capo al Centro di Ascolto diocesano, dedicando un anno della propria vita al servizio agli altri. Emma infatti da gennaio 2020 svolge il proprio servizio civile presso il Centro di Ascolto diocesano di Faenza, in un anno particolare segnato dall’emergenza Covid-19, e si è occupata di diverse attività: dall’accoglienza degli ospiti al Centro di Ascolto al servizio mensa fino al coinvolgimento in diversi progetti della Caritas, come quello dell’orto sociale Terra condivisa.

“Dovevo uscire dalla mia comfort zone: ecco perché ho scelto di fare il servizio civile”

Ma come è arrivata Emma, dalla Francia, a conoscere e a impegnarsi in questa realtà? “Finiti gli studi, mi sono laureata nel giugno 2019 in Grafica a Strasburgo, ma prima di inserirmi pienamente nel mondo del lavoro avevo voglia di fare un’esperienza di volontariato legata al sociale: durante l’università infatti raramente mi sono confrontata con quello che potrei definire il ‘mondo reale’, ed ero un po’ chiusa all’interno della mia comfort zone”. Ad agosto Emma ha raggiunto il proprio ragazzo a Faenza e a gennaio di quest’anno è arrivata la chiamata dalla Caritas per iniziare il servizio civile, dopo che lei aveva fatto domanda. “Mi è sembrata subito una bella occasione, anche perché si trattava di prestare servizio in un mondo che conoscevo davvero poco. Inoltre in Francia realtà come la Caritas in genere sono meno conosciute, ci sono più associazioni laiche che si occupano di supporto alla povertà, ma è stato bello conoscere anche la rete che la Caritas riesce a creare su tutto il territorio nazionale: mi sono trovata in un ambiente molto accogliente e ben strutturato”.

L’attività al Centro di Ascolto

Inizialmente il progetto prevedeva che Emma si occupasse del centro di accoglienza femminile, chiuso però in questi mesi a causa dell’emergenza Covid. Così Emma è stata trasferita al Centro di Ascolto in via d’Azzo Ubaldini, che invece in questi mesi ha avuto particolare bisogno per supportare famiglie e persone in difficoltà, anche per via del lockdown. Nasce così una routine fatta di tanti servizi diversi, ognuno con una propria specificità: prontezza, empatia, competenza sono tutte qualità da mettere in campo ogni giorno e che lo studio dei libri non può insegnare. “Durante la settimana, alcuni giorni sono all’accoglienza del Centro di Ascolto – spiega Emma – un luogo molto importante perché è il primo con le quale le persone si interfacciano e devi saperle direzionare al meglio rispondendo in maniera efficace ai loro bisogni, che possono essere dalla richiesta del pacco spesa oppure di un colloquio specifico”. Non solo lavoro di segreteria: Emma infatti si occupa anche del progetto di orto sociale Terra Condivisa, un progetto di inserimento lavorativo innovativo che produce, nella zona di Castel Raniero, frutta e verdura che vengono poi consegnate a domicilio proprio da Emma e da altri volontari. Ma le attività di Emma in questo servizio civile non si esauriscono qui. “A me piace in particolare il servizio mensa – dichiara – anche se in questo periodo ha avuto un riallestimento per rispettare le norme Covid. In generale comunque, alla mensa riesci a vivere pienamente il sentimento di comunità che anima il mondo Caritas e hai modo a fare qualche chiacchiera con gli ospiti conoscendo così le loro storie e relazionandoti con loro in maniera più intima, mentre all’accoglienza spesso si è sempre di fretta”.

Video intervista a Emma

Come in tutti gli ambienti, anche questa realtà ha le sue sfide da superare. “La cosa più difficile che ho incontrato finora – risponde Emma – è stata quella di dover dover dire a volte di ‘no’ agli ospiti, spiegando loro che il processo amministrativo ha delle regole. In generale però sto imparando davvero tanto e questo servizio mi mette a contatto con tante persone diverse che altrimenti non avrei mai conosciuto, facendomi vedere Faenza sotto un altro punto di vista. È un’esperienza che mi sta dando tanta soddisfazione”. Nei prossimi mesi Emma continuerà così nel suo servizio al Centro di Ascolto, ma nel suo futuro ci sarà ancora Faenza? “Al momento la mia intenzione è quella di rimanere qui – conclude Emma – anche grazie a questa esperienza mi sono integrata molto nella città e mi trovo molto bene a Faenza”.

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