Corridoi umanitari: uno strumento da sviluppare

7 Dicembre 2023
Categorie: Emergenze

È arrivato oggi all’aeroporto di Fiumicino (Roma), un gruppo di 20 profughi afghani, tra cui alcuni bambini e ragazzi, provenienti dal Pakistan, nell’ambito del Protocollo per i “corridoi umanitari” stipulato dal Governo italiano con la Conferenza Episcopale Italiana, di cui Caritas Italiana è soggetto attuatore. Questo primo arrivo sarà seguito il 6 dicembre da un altro, sempre di 26 persone, e da un terzo il 7 dicembre, di 41 persone, che verranno tutte ospitate in varie diocesi, chiese, comunità d’Italia, da Nord a Sud. Si tratta degli ultimi arrivi di un totale di 300 rifugiati afgani che si trovano sfollati in Paesi di transito, come il Pakistan e la Turchia.

Il progetto è interamente finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana e viene realizzato in coordinamento con le diocesi italiane. Dà una nuova possibilità di vita a persone che si trovano in contesti di guerra e di grave violazione dei diritti umani che diversamente non potrebbero mai raggiungere in sicurezza il territorio europeo. A questa esperienza si sono aggiunti più di recente i “corridoi universitari” – che danno a giovani rifugiati il supporto necessario a completare gli studi e a favorire l’integrazione nella vita universitaria – e i “corridoi lavorativi”, nati con l’obiettivo di trasferire in Italia un certo numero di beneficiari individuati in Paesi terzi, sulla base dei criteri previsti dai protocolli nazionali siglati con il Governo italiano, puntando sulla valorizzazione delle competenze professionali che permettono loro di essere inseriti in modo efficace nel mondo del lavoro presso aziende operanti in Italia.

I corridoi sono un esempio efficace e lungimirante di intervento della comunità ecclesiale a favore di popolazioni e di persone in situazioni di difficoltà. Si fondano sullo studio dei bisogni reali e garantiscono forme di integrazione nell’ottica del bene comune (di chi accoglie e di chi è accolto). Dall’inizio del programma ad oggi sono state accolte dalla Chiesa in Italia, in 50 Diocesi in tutta Italia, quasi 1.600 persone (di cui 400 minori), provenienti prevalentemente da Eritrea, Somalia, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Sudan, Siria, Iraq, Afghanistan, Yemen. Un ulteriore protocollo, appena firmato con i Ministeri competenti, è incentrato sull’Africa e sulla Giordania e dovrebbe essere avviato nel 2024. «In queste esperienze di accoglienza e di alternativa legale e sicura ai viaggi della morte – ricorda il
direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello – gli elementi al centro dell’attenzione sono la persona che arriva e la comunità, in senso ampio, che la accoglie. L’esperienza della Caritas ha dimostrato in questi anni come si crei un circolo virtuoso nel quale tutte le parti coinvolte sperimentano il beneficio del loro impegno, nella prospettiva più volte richiamata da papa Francesco: accogliere, proteggere, promuovere e integrare». Per questo, «occorre lavorare a uno sviluppo e a un potenziamento di questo strumento, nel quale la Chiesa italiana ha dimostrato di credere e per il quale si è impegnata concretamente. Per ottenere i risultati sperati è indispensabile il contributo della comunità politica e della società civile sulla base delle rispettive responsabilità».

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