Alluvione. Il vescovo Mario alla presentazione del dossier Caritas sulla povertà: “La parola d’ordine ora è fare in fretta”

11 Ottobre 2023
Categorie: Emergenze
vescovo caritas

Allargare lo sguardo, allargare i sentieri della carità: è questo il titolo del Rapporto Povertà e Risorse 2022 redatto dalla Caritas diocesana. Il dossier approfondisce con dati, numeri e storie la situazione della povertà sul nostro territorio, con l’obiettivo di rendere la comunità più consapevole delle strategie da mettere in atto. Il rapporto è stato presentato lunedì scorso alla presenza del vescovo monsignor Mario Toso, del direttore della Caritas diocesana don Emanuele Casadio e dell’assessore al Welfare Davide Agresti.
In tutto nel 2022 sono state 1.560 le persone incontrate nel Centro di ascolto diocesano di via d’Azzo Ubaldini e nelle 23 Caritas parrocchiali distribuite in tutta la Diocesi. Si tratta di un aumento del 6% rispetto al dato del 2021. Il 64% sono donne e circa due persone su tre si sono rivolte a una Caritas parrocchiale. La nazione più rappresentata resta quella italiana, con il 27%. Di seguito riportiamo l’intervento del vescovo Mario alla presentazione della serata.

L’intervento del vescovo Mario: “Quando tutta una famiglia è ferita ci si aiuta con più determinazione”

Anzitutto, un vivo ringraziamento a tutti coloro che, in occasione delle due alluvioni e del terremoto, ci hanno aiutati in molti modi. Sarebbe davvero difficile fare un elenco completo delle persone, dei gruppi della società civile, delle istituzioni, delle Diocesi e delle loro Caritas – vedo qui presenti i rappresentanti della benemerita Caritas ambrosiana, oggi venuti per visitarci -, delle Regioni di provenienza, per cui preferisco ringraziare col cuore ognuno di voi qui presente – Associazione Papa Giovanni XXIII, OMG, AGESCI, Farsi prossimo – ma anche coloro che ora non sono con noi e ci hanno supportato. La carità, al pari delle alluvioni, ovviamente in un senso diverso, ci ha letteralmente sommersi nell’affetto, con donazioni che abbiamo distribuito con gioia a piene mani.

Il piccolo dono che la nostra Diocesi è riuscita talvolta a fare a questa o a quella realtà è stato poi ricambiato con un dono più grande come sta avvenendo da parte della Caritas antoniana. Vedo padre Ottavio che è andato in TV per illustrare la situazione faentina e per chiedere aiuto non tanto per la parrocchia di san Francesco bensì per la Caritas diocesana. Vedo anche don Tiziano Zoli, altro volto che buca lo schermo e che si è prodigato in interviste a favore di Solarolo e dintorni.

Collaborazione significativa c’è stata anche tra amministrazioni comunali e le diverse strutture parrocchiali. Ciò è emerso nell’incontro che si è tenuto a Fusignano il 1° settembre scorso con le scuole paritarie della nostra provincia di Ravenna. In quell’occasione diversi assessori hanno lodato una tale collaborazione tra scuole statali e scuole paritarie – alcune scuole comunali hanno chiesto e ottenuto di essere ospitati negli ambienti delle scuole parrocchiali -, considerandola un salto di qualità da parte di istituzioni che sono a servizio del medesimo territorio.

In maniera un po’ temeraria mi sono permesso, allora, di proporre un altro salto di qualità, raggiungibile con l’abolizione delle tasse ICI, IMU, TARI, dal momento che, se la scuola paritaria riceve delle sovvenzioni da parte dei comuni, con le tasse suddette le sovvenzioni sono praticamente annullate. Con una mano si dà con l’altra si toglie.

Senz’altro indovinato ed espressivo è il titolo del RapportoAllargare lo sguardo, allargare i sentieri della carità. Eventi veri e propri della quotidianità, equivalenti a essere volti di fraternità e a percorrere cammini luminosi di dono e di comunione profonda, non superficiale.

La vasta tragedia delle due alluvioni subite è stata esperienza tragica e bella insieme, di migliaia di volti che si sono incontrati, guardati negli occhi, provenendo dal Nord e dal Sud, dall’Italia e da fuori Italia. Basti pensare all’Ordine Teutonico che dalla Germania ci ha fatto giungere un camion di alimenti. È stato un convenire simultaneo e spontaneo di persone di fede diversa, ma tutte samaritane, pronte cioè a collaborare nel nome della fraternità. Gli incontri sono stati vissuti comunitariamente, coralmente, con l’intento di alleviare la sofferenza delle persone, delle famiglie, dei nonni soli, dei quartieri, dei commercianti, delle edicole, delle istituzioni e delle comunità per anziani. I gesti di prossimità sono stati anche fotografati, come sono stati ritratti quei gruppi di volontari che si ritrovavano verso sera sulle scalinate e nella piazza del duomo per mangiare qualcosa e fare festa insieme. Perché sono stati fotografati? Perché non se ne perda il ricordo: un ricordo che solo a riviverlo è capace di rigenerare in tutti lo slancio generoso verso l’altro, verso – diciamolo pure -, Colui che ha impresso in ogni persona la sua amata immagine, da riconoscere e da onorare con tenerezza.

Purtroppo, il Rapporto non ha fatto a tempo a registrare la paura del terremoto, altro flagello che, assieme ad uragani e a incendi, ha colpito e tormentato la nostra bella Diocesi, le chiese e le famiglie di Marradi, Tredozio, Popolano, Sant’ Adriano, San Martino in Gattara, Modigliana, Lutirano.

Le ferite sono state così profonde che hanno sfinito le nostre comunità più devastate. Penso, ad esempio, a Sant’Agata sul Santerno, una cittadina ancora prostrata, ridotta allo stremo, tanto che per la parte che concerne il nostro Rapporto vi si trovano scarsi cenni relativi alla Caritas parrocchiale, la cui sede è stata pressoché annientata. Eppure, vi posso assicurare che la Diocesi sta concentrando le sue forze per aiutare quella comunità cristiana mediante una solidarietà concreta.

Desiderando concludere il mio intervento, per non rubare il tempo ad altri, mi limito a sottolineare che dopo i giorni drammatici di maggio, dopo i morti, dopo aver ripulito le strade e le case dal fango, la parola d’ordine più sognata da amministratori, famiglie e imprese, ma anche dalla nostra Diocesi e dalla Caritas è quella di fare in fretta, cioè, velocizzare il più possibile interventi di ripristino e indennizzi. L’accelerazione dell’iter delle pratiche non la si vuole solo per fare le cose alla bella e meglio ma perché l’inverno è alle porte. Rallentare le procedure è frenare il po’ di bene che, con i pochi mezzi a disposizione, si potrebbe fare per rispondere alle emergenze più urgenti. Talora sono a disposizione alcune risorse, grazie alla bontà delle persone e di alcune istituzioni sensibili, ma non si può procedere alla riqualificazione di ambienti che potrebbero ospitare gli sfollati perché non giungono i permessi prescritti dalle competenti Autorità.

In questo contesto occorre incrementare la collaborazione fra istituzioni per potere aiutare con una ragionevole solerzia coloro che sono rimasti privi di casa e di lavoro.

Quando tutta una famiglia è ferita ci si aiuta con più determinazione, ci si comprende e ci si apre ad un amore più concreto e caldo. Questa condizione, per quanto dolorosa, può dissodare i terreni induriti a causa della superficialità che deriva spesso dal benessere e dal fatto che casa nostra non sia mai stata colpita.

Ora tutta la “nostra casa” e “tutta la nostra famiglia” è stata colpita, e questo non ci deve lasciare indifferenti anzi, ci deve unire e ci deve muovere con una rinnovata solidarietà, animati dalla speranza.

Ancora un grazie a tutti voi.

Mario Toso, vescovo

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